Lirica: “Notte per me luminosa”, la follia di Orlando in prima assoluta all’Opera Giocosa di Savona

Appuntamento con la stagione autunnale del Teatro dell’Opera Giocosa domenica 11 dicembre, alle ore 17 al Chiabrera di Savona.

In scena lo spettacolo “Notte per me luminosa“, scene liriche sui personaggi dell’Orlando Furioso con musica di Marco Betta e libretto di Dario Olivero.  Si tratta di una prima assoluta, dedicata alla memoria di Massimo De Bernart, commissionata dalla Fondazione Teatro Comunale di Modena e dal Teatro dell’Opera Giocosa di Savona in occasione dei 500 anni dalla prima edizione dell’Orlando Furioso.

“La musica – si legge nella presentazione – si nutre della memoria storica di antiche culture mediterranee, fondendo tradizione classica e modernità, e si unisce, in questa occasione, alla narrazione poetica del libretto, immaginata intorno agli ultimi istanti della vita dell’Ariosto e alla rievocazione fantastica dei personaggi del noto poema cavalleresco”

Angelica e Medoro innamorati, poi in fuga; Orlando furioso, pazzo di gelosia e Astolfo, a cavallo dell’ippogrifo in viaggio verso la luna, alla ricerca del senno perduto. Figure eteree, che escono da un sogno o da un pensiero e vanno a popolare la scena, ora luminosa, ora confusa. Fino allo scioglimento conclusivo, quando Ludovico Ariosto chiude gli occhi circondato dai suoi personaggi, che lo accudiscono in silenzio.

Cast: Tony Contartese (Ludovico Ariosto), Francesca Tassinari (Angelica), Francesca Sartorato  (Medoro/Astolfo), Ernesto Petti (Orlando/Pastore)

Direttore: Alessandro D’Agostini

Regia: Italo Nunziata

Scene e costumi: Mariangela Mazzeo

Luci: Andrea Ricci

 Ensemble da Camera della Fondazione Teatro Comunale di Modena

Notte per me luminosa è non soltanto uno spettacolo teatrale – o un lungo madrigale a più voci – sulla morte di Ludovico Ariosto, di cui propone un’immaginaria narrazione poetica, ma anche un’opera sul mistero della creazione artistica e sul potere della letteratura; un’opera che si alimenta di altre opere, soprattutto musicali e poetiche. A cominciare ovviamente dal titolo, che giunge dal primo verso di un’Elegia di Sesto Properzio (II, 15), che celebra il ricordo di una notte d’amore attraverso «l’immagine paradossale della notte che per l’amante è luminosa più del giorno»….”

Così l’autore del libretto, Dario Oliveri, a proposito del testo musicato da Marco Betta. Properzio per il titolo, dunque, ma anche tanto altro: in primis, l’Orlando Furioso (testo delle tre arie di Angelica, di Orlando e di Astolfo, nonché il duetto d’amore di Angelica e Medoro; episodio conclusivo della Prima scena, quando Angelica viene circondata e catturata da misteriose figure di uomini e donne); poi dalla leggenda di Tristano e Isotta (il personaggio di Tristano, sottolinea Oliveri, è presente – sia pure di sfuggita – nel poema ariostesco); poi ancora da Calvino, in particolare da Il castello dei destini incrociati, di cui alcuni passaggi sono ripresi nel parlato iniziale dell’aria di Astolfo. I testi dei due Madrigali che concludono la Prima e la Seconda scena, infine, sono costituiti, rispettivamente, dalla parafrasi/riscrittura dei primi quattro versi di un poemetto di Jorge Luis Borges (Ariosto y los Árabes, 1960) e di un passaggio del capitolo XIX del’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdamm (1511).

Insomma, di tutto un po’, in questo libretto, sapientemente assemblato in un testo nuovo, efficace e pronto per rivestirsi della musica di Betta.

“Il poema-labirinto di Ludovico Ariosto è popolato da innumerevoli personaggi, di cui sopravvivono, nel testo di Notte per me luminosa, soltanto quattro: Angelica, Orlando, Astolfo e Medoro, con la fugace apparizione di un Pastore. Tali personaggi sono evocati dai sogni e ricordi di Ludovico Ariosto e dunque cantano e agiscono sulla scena, ma non sono, a rigor di logica, personaggi “reali”. A differenza, s’intende, di Ludovico Ariosto che invece è l’unico essere umano presente nell’opera. È questa, tra l’altro, la ragione per la quale è anche l’unico a parlare anziché cantare. (In linea con il pensiero di Giovan Battista Doni – XVII secolo – che riconosce i soggetti pastorali come i più consoni ad essere resi attraverso la musica, trattando di personaggi quasi “astratti” perché molto lontani da noi, cui era consentito «di dialogare cantando, senza con ciò soverchiamente strapazzare le leggi della verosimiglianza» – Lorenzo Bianconi). Ciò non vale per le persone “storiche”, cui è permesso soltanto parlare; o magari, come succede in quest’opera ad Ariosto, sognare di esprimersi attraverso il canto solo negli ultimi istanti della vita.

Dedico quest’opera alla memoria del grande musicista e direttore d’orchestra Massimo De Bernart (1950-2004), amico meraviglioso, al quale devo moltissimo. La sua amicizia pura, profonda, intensa mi ha dato forza durante gli inverni dei miei inizi, in quei momenti pieni di ombre e dubbi che caratterizzano gli esordi di chi si occupa di arte. Massimo mi illuminava sempre, con il suo ingegno, con i suoi consigli, con il suo essermi sempre vicino. Notte per me luminosa è un’opera di osservazioni del testo e di come da esse si genera il suono naturale che poi diventa canto e strumento, è un diario vivo di immagini raccolte e percepite dalla lettura dell’opera di Ludovico Ariosto e del libretto di Dario Oliveri, ma è anche una composizione che raccoglie memorie della tradizione del teatro dei pupi siciliani e le trascrive in madrigali, paesaggi e acquari sonori nei quali convivono voci e strumenti. Ho cercato tra le ombre del testo di svelare sguardi, sensazioni e momenti che in qualche modo mi avevano coinvolto fortemente nella lettura e che avevo deciso di inserire, frantumare, rendere cristalli di melodie e armonie tra le ombre dei significati delle parole. Opera sospesa che mescola l’eredità delle antiche culture mediterranee con la grande tradizione barocca e con la musica del nostro tempo. Un intimo “teatro nel teatro”, osservazioni che rimangono come se le cose immaginate potessero da illusioni diventare pagine di un diario che scandisce segretamente l’opera come un cammino parallelo. (Marco Betta).